mercoledì 27 maggio 2020

STEP 19

L'utopia di una lingua parlata in tutto il mondo: l'esperanto

Una lingua parlata dagli uomini di tutte le nazionalità è un'utopia che ci ha permesso di pensare ad una connessione e trasmissione di pensieri e informazioni totale, che potesse portare ad una maggiore unione culturale tra i Paesi del mondo, senza fraintendimenti o incomprensioni.
L'esperanto è il tentativo di rendere realtà l'utopia appena descritta. Essa è una lingua artificiale sviluppata tra il 1872 e il 1887 dall'oculista polacco Ludwik Lejzer Zamenhof, semplice e intuitiva, con lo scopo di permettere a tutti i popoli di comunicare facilmente; è governata da 16 regole senza eccezioni con una grammatica minima e fondata su un vocabolario di radici latine, germaniche e slave, capace di produrre da sé neologismi comprensibili per tutti i suoi locutori.
L'esperanto aveva le carte in regola per diventare la lingua comune dell’Europa intera, dall’Atlantico agli Urali, ma purtroppo non riuscì mai a svilupparsi come lingua internazionale. Il nome esperanto deriva dal suo ideatore, che si firmò “Doktoro Esperanto = Il dottore speranzoso” quando la presentò nel suo libro Lingua internazionale. 

 Francesco De Gregori riprende la derivazione del nome della lingua con la canzone 'Rumore di niente', di cui riporto una parte:

"L'avevi creduto davvero 

Che avremmo parlato Esperanto? 
L'avevi creduto davvero 
O l'avevi sperato soltanto?"

Nonostante il mancato sviluppo come lingua internazionale, il dizionario dell'esperanto contiene tra le 15.000 e le 20.000 radici, da cui si formano oltre 150.000 parole. La lingua continua ad evolvere perché viene usata negli ambienti internazionali.
L'Associazione universale esperanto (Uea), ha affiliati nazionali in 55 paesi. Calcoli basati sul numero di testi venduti e sulle iscrizioni alle sezioni locali mostrano che il numero di persone con qualche conoscenza della lingua si pone sull'ordine delle centinaia di migliaia e forse milioni.


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