sabato 23 maggio 2020

L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica


Durante la lezione del 22/05/2020 è stato trattato Walter Benjamin, considerato non un semplice filosofo, ma anche uno scrittore, un critico letterario e traduttore tedesco.
 Una delle più importanti opere dell'autore è 'L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica' (pubblicata postuma dall'amico Adorno nel 1955), saggio di una grandissima potenza profetica. In quest'opera, infatti, l'autore profetizza una popolarizzazione dell'arte mettendo al centro i mass media in maniera filosofica. Benjamin riflette su ciò che l'opera d'arte ha tramesso e comunicato alle masse nel corso del tempo; ad esempio, la nascita della fotografia ha potenziato la riproducibilità di un'opera, con la quale viene meno l’aura dell’opera d’arte, la sua irripetibile autenticità.
Il concetto di aura, secondo Benjamin, risale alle origini dell’opera d’arte, che prima di essere oggetto estetico (valore espositivo) appare come oggetto di culto e di devozione (valore cultuale). Il concetto di aura rimanda a una sorta di sensazione, di carattere mistico o religioso in senso lato, suscitata nello spettatore dalla presenza materiale dell’unico esemplare di un’opera d’arte. Essa è un'atmosfera, determinata dall'incontro con un'opera originale nel suo 'hic et nunc', che spinge l'essere umano a recarsi in un museo per ammirarla invece di rimanere a casa guardandola con indifferenza dal proprio cellulare. 
L’età della riproducibilità tecnica e del consumo da parte delle masse impone una totale trasformazione delle premesse sociali e delle modalità di percezione dell’opera d’arte, che dipendono dallo sviluppo della tecnica e dall’affermarsi della società di massa. La fotografia, la discografia e la cinematografia trasportano l'arte in un contesto di consumo quotidiano. Tali nuove tecniche permettono un tipo di fruizione nella quale perde di senso il distinguere tra fruizione dell'originale e fruizione di una copia, cosa che comporta una perdita dell'aura dell'opera d'arte.  Avendo perso con l’aura il suo carattere di sacralità (ovverosia, il suo aspetto “cultuale”), l’arte del Novecento si pone l’obiettivo di cambiare direttamente la vita quotidiana delle persone, influenzando il loro comportamento: l’arte assume un ruolo politico, che può esercitarsi sia in funzione progressista, che reazionaria.
Walter Benjamin


Bibliografia:

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